Maccarruni calavrisi
Cosa sono i maccarruni calavrisi
Quando si parla di maccarruni calavrisi, ci si riferisce alla ‘pasta i casa‘ tipica della Calabria. ‘Fusiddi, rizzi i fimmina, fileja, ferriettu, cannici’ tutti modi per definire, tra i formati di pasta, quelli che vengono lavorati al ferretto. Partendo da una massa composta da semola di grano duro e acqua ‘a quannu si ne pigghia‘, si lavora affinché diventi un impasto liscio, elastico e non appiccicoso. Si suddivide in ‘gghiommari,’ cordoncini di pasta senza forma, che vengono lavorati uno a uno al ferretto, per dargli la forma dei vari tipi di maccarruni.
Quali sono gli strumenti di lavoro
Lo strumento tradizionale per formare ‘a pasta i casa bucata’, è il ferretto. Solitamente si utilizzano oggetti poveri e di uso comune. Il primo fra tutti e di facile reperimento è il ramoscello del salice piangente, dal caratteristico rumore tac tac tac, dato dallo sfregamento durante l’utilizzo sul piano di lavoro. Molto più spesso ‘u ferriettu’ può essere il ferro che si utilizza per lavorare a maglia, privo del finale a testa di chiodo. Un tempo, venivano impiegati anche lo stelo della spiga ‘cannice’, uno dei raggi della ruota della bicicletta, oppure a sezione quadrata, quello di un ombrello. Tuttavia, oggi si può tranquillamente utilizzare lo stecco, lungo e sottile, di un comune spiedo di bambù o di legno.
Come si cuociono i maccarruni calavrisi
‘A pasta i casa‘ di semola di grano duro, tradizionale fresca, non prevede l’utilizzo delle uova. Per questo motivo la massa e i formati che ne derivano, devono essere tenaci e fatti asciugare qualche ora, prima della cottura in acqua bollente. Per mantenere la forma ed evitare che i ‘maccarruni’ lunghi si spezzino, bisogna rimescolarli delicatamente, soprattutto all’inizio della cottura. Possono bastare un paio di giri di mestolo per non farla attaccare sul fondo della pentola.
Come condire i maccarruni calavrisi pasta i casa
Come tutta ‘a pasta i casa‘ fresca, tradizione vuole che deve essere scolata con ‘il callo’, e ben sgrondata posata nel piatto di servizio. A questa è aggiunto, a copertura, l’intingolo preparato in precedenza, per condimento. Una generosa mantecata e i ‘maccarruni calavrisi’ sono pronti per essere con abbondanza porzionati. Che dire, ‘ara tavula!‘